BEATRICE SCACCIA
I primi vent’anni della mia vita li ho trascorsi a Veroli, un paesino del centro Italia dove essere “educato” e avere la pettinatura perfetta; Indossare abiti cerimoniali e partecipare a rituali; E indossare i gioielli per andare alla messa domenicale erano tutti aspetti essenziali della vita. Mentre osservavo la comunità intorno a me, ho sviluppato un fascino per l’assurdità dell’artificio. Questo interesse iniziale è diventato, in seguito, il soggetto della mia arte, insieme alla vulnerabilità della bellezza e dell’identità.
Dopo aver studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, mi sono trasferito a New York nel 2011, determinato a ricominciare da capo.
Il mio studio di Long Island City si è riempito di costumi, parrucche, accessori che ho acquistato online e in giro per i diversi quartieri di New York City. All’inizio indossavo gli accessori per realizzare brevi animazioni e disegni. Poi, quegli “armamentari” sono diventati i personaggi delle mie opere. Ma sono personaggi senza pelle, tratti del viso o altre parti del corpo. I miei dipinti raffigurano ciocche di capelli sensuali e strette che sono costrette, non sempre con successo, alla sottomissione. Sono intrecciati con gioielli preziosi, diademi, perle, pellicce, bagliori di tulle, tutti diversi significanti della femminilità.
La mia tavolozza non è mai realista. L’illuminazione è sinistra. I toni fluorescenti sono abbondanti, ma mai eccessivi. Lavoro con l’acrilico, un mezzo che amo perché consente la secchezza che un’immagine così ricca ha bisogno di contrasto. Spesso aerografo prima alcune piccole aree di luce per poi costruire la composizione intorno a loro. Sono inoltre incorporate mani spettrali e da cartone animato per aggiungere umorismo e un pizzico di stranezza in più.
Sono in parte ispirato dalle parrucche veneziane, dai costumi della commedia dell’arte, dal pittore contemporaneo Domenico Gnoli e da alcuni artisti surrealisti, come Leonor Fini.
Le mie opere sono, in un certo senso, Natura Morta. Mi piace il termine italiano più di quello inglese (“Still Life”). Natura Morta significa letteralmente “Natura morta”. I miei dipinti non sono “fermi”, ma considerano la morte. Sono prive di fondamento ma allo stesso tempo aspiranti: sono paragonabili ai nostri tentativi di rimanere belli e intriganti.